Assemblea del CDC 15 Giugno 2015

ASSEMBLEA

E’ convocata presso la sala “Fredda” della Cgil Roma/Lazio, in via Buonarroti 12,

l’assemblea degli aderenti al coordinamento per la democrazia costituzionale

lunedì 15 giugno, con inizio alle ore 13.00 e termine tassativo alle 18.00

Come sapete è stato creato gruppo di lavoro, coordinato dall’avv. Felice Besostri, con l’obiettivo di promuovere iniziative giudiziarie nelle varie Corti di appello per arrivare per quesa via a sottoporre l’italicum al giudizio di costituzionalità. A questo scopo è stata aperta un’apposita sezione del sito con le informazioni e le istruzioni necessarie per concordare e avviare le azioni giudiziarie.

Per quanto riguarda i referendum abrogativi, un gruppo di costituzionalisti coordinato da Massimo Villone e Gianni Ferrara ha preparato i quesiti su 2 fondamentali capitoli:

1). abrogazione dei capilista bloccati e della possibilità di loro presentazione in più circoscrizioni elettorali. 2). abrogazione del premio di maggioranza nel primo e nel secondo turno.

Di qui al 15 giugno proseguiranno i contatti, già avviati con le forze politiche e sindacali per verificare la possibilità di preparare la campagna referendaria per abrogare i punti più inaccettabili dell’italicum. Alla luce dell’evoluzione del quadro politico conseguente alle elezioni regionali e dei risultati conseguiti nella consultazione con le forze politiche, nella riunione del 15 giugno, il tema del referendum sarà il nodo principale da sciogliere, assieme alla verifica del percorso di contestazione della legge per via giudiziaria. Inoltre dovremo fare il punto sulle iniziative in corso sul terreno dell’informazione. La riunione del coordinamento dovrebbe vedere la presenza di tutte/i perchè dobbiamo assumere decisioni impegnative. Domenico Gallo, Alfiero Grandi

8 risposte a “Assemblea del CDC 15 Giugno 2015

  1. Pingback: ITALICUM INCOSTITUZIONALE: AVVIO AI RICORSI PER ARRESTARE L’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE ELETTORALE | Coordinamento Democrazia Costituzionale·

  2. Secondo me sarebbero da abolire attraverso il referendum: 1. i capilista (nominati senza elezione e pluri-candidabili); 2. il premio di maggioranza; 3. il secondo turno di lista; 4. la soglia di sbarramento (nazionale); 5. il riparto (primario) nazionale e (secondario) di circoscrizione dei seggi fra le liste, mantenendo solo il riparto all’interno dei 100 collegi da 6 seggi in media; 6. la seconda preferenza (ora facoltativa, con obbligo di differenziazione di genere). Entrerebbero al Parlamento il più votato di una lista che ottiene il 15% circa IN UN QUALSIASI collegio, o i due più votati se la lista vi ottiene il 30% circa. Il primo partito (il PD) otterrebbe una maggioranza assoluta se riuscisse a far eleggere in media almeno tre candidati in ogni collegio (basterà il 40% circa, a volte anche meno, a seconda di quanto è forte il quarto partito), se no dovrebbe trovare un partner di colazione.

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  3. Secondo me sarebbero da abolire attraverso il referendum: 1. i capilista (nominati senza elezione e pluri-candidabili); 2. il premio di maggioranza; 3. il secondo turno di lista; 4. la soglia di sbarramento (nazionale); 5. il riparto (primario) nazionale e (secondario) di circoscrizione dei seggi fra le liste, mantenendo solo il riparto all’interno dei 100 collegi da 6 seggi in media; 6. la seconda preferenza (ora facoltativa, con obbligo di differenziazione di genere). Entrerebbero al Parlamento il più votato di una lista che ottiene il 15% circa IN UN QUALSIASI collegio, o i due più votati se la lista vi ottiene il 30% circa. Il primo partito (il PD) otterrebbe una maggioranza assoluta se riuscisse a far eleggere in media almeno tre candidati in ogni collegio (basterà il 40% circa, a volte anche meno, a seconda di quanto è forte il quarto partito), se no dovrebbe trovare un partner di coalizione.

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  4. Illustri e stimatissimi dottori del Diritto Costituzionale e materie affini,

    non sono un estimatore del “referendum abrogativo” come strumento di Democrazia Diretta, in quanto assai impegnativo dal punto di vista organizzativo e della necessaria partecipazione, molto costoso, molto lento, di incerto risultato dipendendo anche dal raggiungimento del quorum oltrechè dall’espressione del cittadino.

    Ma soprattutto perchè se passa, rimanda tutto alla casta che, come la storia insegna, aggira la norma abrogata con una simile nella perfetta legalità formale. E se non passa, consacra, per volontà popolare, la norma oggetto.

    Anche il ricorso alla Consulta in caso di successo rimanda, a tempi lunghi, la palla alla casta come sopra.

    La via della Democrazia Diretta Propositiva, artt. 50 e 71 in congiunzione e sinergia, esercitata dalla “Sovranità Popolare REALIZZATA”, non solo enunciata come avviene da sempre, avendo trasformato di fatto l’articolo UNO in un intercalare banale e offensivo, evita tutto questo: molto più snello, risultato predefinito dai promotori, veloce, costo insignificante rispetto al referendum.

    E soprattutto esalta la Costituzione rilanciandone autorità ed autorevolezza, blindando il suo Spirito Originale ed Autentico rispetto ad ogni attacco, esalta la Sovranità Popolare, abbatte l’arroganza della casta e, potenzialmente, di ogni altra lobby, perchè contro la Sovranità Popolare Realizzata, non ci sono dilazioni, ne ricatti o pressioni che tengano, ma conviene solo l’ossequio.

    Perchè non provate a mettere al centro della vostra ricerca di soluzioni questa via Affermativa, Propositiva, Assertiva, invece della solita negativa, regressiva, abrogativa e basta? Da sempre si dice che l’attacco sia la miglior difesa…

    Saluti e auguri Paolo Barbieri.

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  5. @paolobarbieri: sono d’accordo, ma temi che non basti un’iniziativa popolare massiccia; il parlamento ha votato anche contro un referendum univoco; servirebbe invece un referendum d’iniziativa popolare a contenuto propositivo e obbligatorio per il legislatore, in tutte le materie, costituzionali comprese, ma a condizioni molto rigorose, diciamo un milione di firme, sempre da discutere con il parlamento che può fare una sua proposta o controproposta, e con la consulta come arbitro dell’ammissibilità, ma alla fine deciderebbero i cittadini, a maggioranza semplice dei votanti, senza quorum (che non mi spaventa, ma non serve). Tale strumento (da modello elvetico e “proto-francese”) non è previsto nella bozza di revisione in preparazione nel parlamento. La mia è convinzione personale e opinione isolata che non conta.

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  6. @paolobarbieri: sono d’accordo, ma temo che non basti un’iniziativa popolare massiccia; il parlamento ha votato anche contro un referendum univoco; servirebbe invece un referendum d’iniziativa popolare a contenuto propositivo e obbligatorio per il legislatore, in tutte le materie, costituzionali comprese, ma a condizioni molto rigorose, diciamo un milione di firme, sempre da discutere con il parlamento che può fare una sua proposta o controproposta, e con la consulta come arbitro dell’ammissibilità, ma alla fine deciderebbero i cittadini, a maggioranza semplice dei votanti, senza quorum (che non mi spaventa, ma non serve). Tale strumento (da modello elvetico e “proto-francese”) non è previsto nella bozza di revisione in preparazione nel parlamento. La mia è convinzione personale e opinione isolata che non conta.

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  7. Io, invece, sono un´estimatrice della vostra iniziativa che vi ringrazia per quanto state facendo. Non potendo presenziare all´assemblea, vorrei sapere se ci sará una diretta streaming. Buon lavoro !
    giusy Clarke Vanadia

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  8. Illustre prof. Giusy Clarke Vanadia,

    La storia tramanda che dalla scuola, da insegnantie studenti, nascono le idee più evolutive, a volte eruttano ribollenti e dirompenti, per diffondersi poi nella società civile. Cosa non le piace della ipotesi che a me piace sostenere e diffondere? E che credo sarebbe molto adatta e funzionale anche al vostro mondo?

    Ho appena iniziato a leggere “Podemos” di Pucciarelli e Russo Spena e vi trovo immediatamente i riferimenti a quanto vado diramando da anni, tra prevalenti scetticismi o silenzi. E pochi avalli eccellenti, l’ultimo dell’avv. Besostri.

    E cioè:

    -come per Podemos, di professori conosciuti e riconosciuti come portatori di sano rigore morale e culturale e di sano orientamento progressista, con una storia coerente a solida garanzia, ne abbiamo in abbondanza (Rodotà, Settis, Zagrebelsky, Saraceno, Carlin Petrini, ecc.).

    -le capacità mediatiche sono garantite dagli stessi e di più dall’esercito di “denunciatori rofessionali” (coerenti?) che da lustri e decenni ingrassano i loro successi professionali mediatici editoriali e finanziari sulle disgrazie del Paese, sia persone che testate.

    – come Podemos rivolgersi non solo a sinistra, ma a tutta la Cittadinanza sofferente, quella che alle indagini demoscopiche (Demos di I. Diamanti dic. 14) afferma di disprezzare e rifiutare l’offerta politica al 97%, giustamente rancorosa verso una casta responsabile in solido dell’inferno quotidiano che siamo costretti a vivere.

    – come Podemos, non competitività tra destra e sinistra, ma tra Società Civile e casta (basso contro alto di Podemos).

    In più abbiamo anche la Costituzione che ci consente la Democrazia Diretta Propositiva e quindi di evitare, come primo impatto, la competizione elettorale con tutte le sue incognite e il controllo dei più efficaci mezzi di comunicazione-condizionamento da parte del potere costituito.

    Ci mancano “la libreria e il codino”, il luogo d’incontro e sintesi per i professori che pure da anni predicano e scrivono pressochè all’unisono, e la persona che possa rappresentare la sintesi del tutto. Che per me potrebbe essere efficacemente Fabrizio Barca.

    Che la “libreria” possa essere il Frentani di questi giorni? e il “codino” possa essere Landini?

    Credo che Landini sia troppo caratterizzato a sinistra per cui non possa andare oltre la guida di un sindacato o ritagliarsi un ruolo da reclutatore di consensi nelle piazze reali o mediatiche.

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