Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale annuncia la costituzione del Comitato che sosterra’ il No nel referendum confermativo sulle modifiche della Costituzione, che sono state fortemente volute dal governo Renzi ed imposte al Parlamento come parte essenziale del suo programma politico. Il Senato il 13 ottobre ha approvato il ddl Boschi Renzi con modifiche marginali, senza ascoltare gli appelli a non manomettere la Costituzione provenienti da autorevoli costituzionalisti e da tanti cittadini che pensano che i principi fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero essere affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.
Il giudizio negativo sul testo della riforma approvata dal Parlamento si fonda anche sull’interazione fra le modifiche costituzionali e la nuova legge elettorale (l’Italicum) che ripropone amplificandoli gli stessi aspetti di incostituzionalità del porcellum, che la Consulta ha censurato con la sentenza n. 1/2014. Con queste riforme si crea un contesto istituzionale che sterilizza il sistema di pesi e contrappesi che i Costituenti vollero instaurare per evitare pericolose concentrazioni di potere nelle mani di un unico soggetto politico (un uomo solo al comando) e si finisce per dissolvere l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza.
Per contrastare gli effetti perversi dell’Italicum il Coordinamento ha già depositato in Cassazione, il 16 ottobre la richiesta di due referendum abrogativi e si prepara ad organizzare la campagna di raccolta di firme. Per contrastare la riforma costituzionale è stato deciso di costituire in via anticipata il Comitato per il No.
Naturalmente la speranza è che il Parlamento, riveda le sue posizioni. Se ciò non dovesse avvenire sarà giocoforza affrontare il referendum previsto dall’art. 138 della Costituzione, che permetterà ai cittadini italiani di potersi finalmente esprimere e di bocciare questa inaccettabile manomissione della Costituzione, come è già avvenuto nel 2006 quando è stata cancellata la riforma voluta da Berlusconi. In ogni caso il governo Renzi deve sapere fin da ora che ci sara’ chi sosterra’ il no nel referendum senza farsi scoraggiare dalla retorica delle riforme con la quale si cerca di neutralizzare ogni dissenso.
Il Comitato è apartitico e nasce dall’incontro fra le associazioni attive nella società civile sui temi della democrazia, alcuni soggetti politici e sindacali e la migliore cultura giuridica costituzionale italiana e chiederà l’adesione delle forze politiche e sindacali che vorranno impegnarsi per il no.
Vi partecipano autorevoli giuristi e costituzionalisti come Gaetano Azzariti, Felice Besostri, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Claudio De Fiores, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Francesco Rescigno, Cesare Salvi, Federico Sorrentino, Massimo Villone, Mauro Volpi, Gustavo Zagrebelsky e personalità della cultura o esponenti delle associazioni come Sandra Bonsanti Anna Falcone, Alfiero Grandi, Raniero La Valle, Alberto Asor Rosa, Francesco Baicchi, Antonello Falomi, Giovanni Palombarini, Pancho Pardi, Livio Pepino, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Vincenzo Vita e tanti altri.
La presidenza del Comitato è stata assunta dal prof. Alessandro Pace, che sarà coadiuvato da due vicepresidenti in persona di Anna Falcone e Alfiero Grandi.
Roma, 29 ottobre 2015
VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA
In bocca al lupo a tutti noi. L’italicum deve essere spazzato via.
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La Costituzione non si ritocca si rispetta e chi non lo fa si arresta.
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La Costituzione non si deve ritoccare si deve rispettare e chi non lo fa si deve arrestare.
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Ricapitolando: il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ci offre una lista di iniziative mica da poco:
1) referendum costituzionale ott-dic. 2016
2) referendum No triv fra il 15 aprile ed il 15 giugno 2016.
3) Referendum anti-italicum domenica compresa fra il 15 aprile ed il 15 giugno 2017, salvo elezioni anticipate.
4) Referendum scuola e Jobs act … i tempi saranno quelli del referendum anti-italicum e la raccolta delle firme potrebbe essere organizzata congiuntamente.
In aggiunta i ricorsi anti-italicum alla Corte Costituzionale, che non ricadono nelle attività della Cittadinanza. ma che sono cmq di grande momento per la qualità della democrazia.
Un bel programma non c’è che dire, con le campagne per la raccolta delle firme, per la propaganda per portare ai seggi, tranne che per il costituzionale, il 50% + 1 degli aventi diritto al voto alla camera per il quorum: 24 milioni circa di elettori, coi costi di ogni scadenza referendaria di circa 2/3/400 milioni di € e con il rischio di celebrare la consacrazione popolare del governo Renzi, se i referendum non passassero.
Il rischio è reale considerando l’abilità propagandistica del PdC, il potenziale mass-mediatico a sua disposizione, gli argomenti che potrà utilizzare: conservatori, frenatori, gufi che remano contro, rosiconi che non vogliono ammodernare il Paese e che frenano l’economia e la ripresa, verso una cittadinanza che sappiamo vulnerabile al plagio del potere.
Inviterei alla riflessione i promotori del CDC come i professori amici di LeG e tutti quanti volessero farlo: tutte quelle iniziative potrebbero essere contenute, e non solo quelle, in una “Tornata di Democrazia Diretta Propositiva/Impositiva” che la Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata, potrebbe attivare, una volta nella storia del Paese, esercitando la Costituzione agli articoli 1, 50 e 71 e se necessario il 40, nei limiti e nelle forme, anche se tirate al’estremo, della Costituzione, per pretendere dal Parlamento suddito e delegato, la discussione formale e l’approvazione conforme dei progetti di legge proposti in sostituzione di quelli sottoponendi ai referendum.
E’ certamente una via originale, forse anche non rispettosa del rigore formale della C., ma sicuramente rispettosa di quello sostanziale. Capace di far alzare il sopracciglio dei dottori del diritto costituzionale, ma assolutamente spendibile dal Popolo Sovrano, non dottore del diritto e quindi in grado di seguire con semplice e rozza logica l’art. UNO, non dettato dal caso, ma dai Costituenti.
E sarebbe anche il modo perfetto per restituire alla Carta autorità e autorevolezza tali da blindare il suo Spirito Originario ed Autentico.
Non sarebbe più una rincorsa al rullo compressore per frenare le sue iniziative, ma sarebbe una sfida riformatrice: saremmo noi i riformatori e non i frenatori!
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Scusate, ma nel caso di superamento del quorum, rinunciate ai contributi previsti dalla legge per i comitati promotori? Grazie
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