Intervento di Gim Cassano – Associazione Iniziativa 21 Giugno, all’Assemblea del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale – 9 Marzo 2015
Stiamo assistendo a trasformazioni che non riguardano solo le istituzioni politiche e che, non avvenendo tutte unicamente per via normativa e legislativa, sono in gran parte sottratte ad ogni possibilità di pubblico dibattito. Al di là delle modifiche costituzionali e della legge elettorale, i principii di libertà, eguaglianza, solidarietà sui quali è stata fondata la nostra Republica, e sui quali è stata scritta la nostra Costituzione democratica vengono quotidianamente disgregati anche nella prassi politica, dentro e fuori dal Parlamento. Basti osservare l’abuso dei regolamenti, il dilagare del ricorso al voto di fiducia ed alla decretazione di urgenza, l’abuso delle deleghe, il degrado della vita interna dei partiti, lo sconcio delle cosiddette primarie, le norme vecchie e nuove sul finanziamento dei partiti, le norme faragginose sull’accesso selettivo all’elettorato passivo, garantito a chi già è nel sistema, ed ostacolato sino a divenire proibitivo a chiunque altro. E ancora, possiamo osservare lo smantellamento della funzione di corpi intermedi che partiti e sindacati hanno in una democrazia, l’intenzione dichiarata di ridurre il sindacato all’unico ruolo di controparte privatistica, la sottrazione di importanti sfere di decisione al controllo pubblico che si manifesta attraverso il meccanismo delle società partecipate di diritto privato, lo svilimento della politica locale. Si tratta di processi che l’accelerazione impressa da Renzi sta portando a compimento, ma che non hanno origini recenti. Quello cui stiamo oggi assistendo è l’epilogo di una lunga catena di sistematica denigrazione della democrazia che, non a caso, è stata avviata da forze nate da radici estranee o avverse alla costruzione della democrazia italiana, e che non hanno mai nascosto questa avversità. Non possiamo dimenticare il fastidio nei confronti del Parlamento e della politica in genere, l’insistenza sul presidenzialismo, la sguaiataggine istituzionale, la denigrazione della Costituzione in quanto espressione delle forze di sinistra, gli attacchi al sistema rappresentativo, che per due decenni sono stati portati avanti da una destra variamente composta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega, con l’aggiunta di un po’ di popolar-cattolici di destra, interessati a smantellare le riforme liberalizzatrici degli anni ’70. La democrazia non ha peggiori avversari che coloro che troppo debolmente la difendono, o non la difendono affatto, ritenendo che il suo impianto, una volta stabilito, costituisca una costruzione stabilmente definitiva e non bisognosa di un continuo progresso. Le forze da cui è nato il PD e poi, più compiutamente, il PD stesso, si sono passo dopo passo adeguate a quel processo, finendo col farlo proprio sino a diventarne il braccio armato, vedendovi la strada per affermare quella che era stata definita come vocazione maggioritaria, e cioè il tentativo di realizzare il controllo proprietario sull’intera sua area di influenza politica. A chi obiettava qualcosa, si rispondeva invocando una presunta necessità di semplificazione (i cespugli, i nani e nanetti, il teatrino della politica, il sapere la sera delle elezioni chi ci governerà, ed altre amenità di questo genere) quasi che le incapacità del sistema politico a produrre politica più o meno buona fossero da addebitare non ad una compagnia di attori incapaci, ma ad un copione troppo complesso o difficile da recitare: cioè all’impianto delle regole che governavano il sistema politico ed istituzionale. Così è nato il mito della semplificazione, che ha via via accomunato destra e centrosinistra, portando a prassi ed a leggi elettorali inconcepibili in un regime democratico, sino a culminare con le trasformazioni che oggi sono in corso. Ora, quello della democrazia è un meccanismo fragile e, per sua natura, articolato e complesso. Già la democrazia ateniese, era una costruzione notevolmente elaborata, molto più complessa ed articolata, nelle regole e nel funzionamento, di quanto fossero le forme aristocratiche o monarchiche concorrenti a quei tempi. Non sto qui a descriverla, ma già vi erano presenti gli embrioni di criteri atti ad evitarne la degenerazione oligarchica o populista. La democrazia moderna, in società variamente articolate e strutturate come sono le democrazie industriali dei nostri tempi, richiede una sorta di ridondanza nei meccanismi di garanzia e controllo, ad evitarne la degenerazione dispotica della dittatura della maggioranza, sovente condita da connotazioni populiste, od il suo trasformarsi in oligarchia. Tali meccanismi si fondano sulla presenza di forme rappresentative che garantiscano la partecipazione alla discussione parlamentare di tutte le componenti significative della società; sulla centralità di un Parlamento nel quale si discuta e si deliberi solo dopo aver discusso; sul funzionamento del bilanciamento dei controlli tipico della tradizione nordamericana; sulla possibilità che il percorso legislativo possa vedere revisioni in corso d’opera. A quest’ultimo proposito, rasenta il sublime il fatto che alcuni dei fautori delle trasformazioni oggi in corso abbiano affermato che i relativi provvedimenti sarebbero stati migliorati nelle letture successive alla prima, proprio grazie a quel meccanismo di doppia lettura che si vuol eliminare o ridurre.
Ed ancora, si fonda sulla democrazia diffusa nella società, negli enti locali, nei corpi intermedi, nelle scelte della politica locale; e sulla presenza di adeguati contropoteri non istituzionali: informazione, sindacato, associazionismo.
E, proseguendo, si fonda alla radice su cittadini cui, in quanto tali, tanto nella loro sfera individuale che nella loro sfera sociale, siano assicurati adeguati diritti. Il comprimere i diritti individuali o il sottrarre diritti sociali, come si sta facendo ora nei confronti dei cittadini nella loro veste di lavoratori, rendendoli sostanzialmente più ricattabili, è un altro aspetto dall’indebolirsi della nostra democrazia; così come lo sono scelte di politica economica che stanno facendo venir meno, attraverso disoccupazione e malaoccupazione, quelle che potremmo definire come le basi materiali della democrazia. Tutto ciò disegna la democrazia come un quadro che indubbiamente è articolato e complesso. Ma è proprio questo ciò che la distingue da quell’oligarchia autoritaria che oggi si vuole veder rapidamente realizzata.
E, se gli attori non sono capaci di recitare questo copione, si tratta di cambiare gli attori, e non il copione, ad evitare che la constatazione dell’inadeguatezza della nostra politica conduca non alla sua trasformazione, ma a cambiar le regole per poterle assicurare comunque una sopravvivenza. Si sta invece consumando la truffa di presentare agli italiani come riforme semplificatrici e razionalizzatrici un corpus di norme e prassi che, anziché indebolire la casta, la rafforzano, perpetuano, e concentrano attorno all’Esecutivo.
“Iniziativa 21 Giugno”, a nome della quale sto parlando, su queste premesse assicura il proprio impegno e sostegno al “Coordinamento per la Democrazia Costituzionale”, vedendovi la concretizzazione di un’iniziativa comune a tutta la Sinistra. Perché, diciamocelo chiaramente, c’è la necessità che vengano avviate tutte le possibili iniziative utili a contrastare quanto oggi è in corso, ma è soprattutto quello di costruire, almeno per il futuro, un’alternativa politica.